venerdì 20 settembre 2013

Viva Palanca

Domenica il Catanzaro giocherà a Lecce con il lutto al braccio. La scelta della società è particolare: rendere omaggio a un tifoso. Sarebbe impossibile farlo a ogni occasione simile. L’eccezione è spiegata da un  bellissimo gesto d’amore nel momento più ter­ribile: il crepuscolo di una esistenza. Carlo La Forza
aveva 38 anni, due bimbi piccoli e una passione: il Catanzaro. Agli amici, incontrati nelle trasferte più
vicine a Milano, ripeteva: «Spero che presto France­sco mi chieda di portarlo con me allo stadio. E spero
faccia il tifo per i miei stessi colori». Progetti di vita, speranze, sogni e altro ancora. Tutto spazzato via a
giugno, dopo una polmonite e una visita di controllo con sentenza: «Preparatevi al peggio». Forse è stato
allora che Carlo ha pensato a un modo per andare oltre la morte, per lasciare qualcosa di concreto a un
figlio di soli 3 anni. Con dignità ha combattuto la battaglia, sopportando cicli di chemio e radio.
Abbonato in punto di morte Ma ci sono angoli dove nemmeno la malattia più bastarda può arriva­
re: le passioni sono intoccabili. Quella per il Catan­zaro era speciale: lui nato e cresciuto a Napoli ave­
va scelto di tifare per una squadra lontana. Non aveva cambiato idea neppure quando tutta la città
era impazzita per un re argentino. Ma lui a Marado­na aveva preferito Massimo Palanca. Dopo la lau­
rea in Ingegneria, il viaggio verso nord in cerca di lavoro: prima Torino, infine Milano. E le domeni­
che in macchina per inseguire una passione dentro uno stadio. L’ultimo a Prato lo scorso aprile. Due
mesi dopo Carlo ha trovato un avversario imbatti­bile, si è rizzato in piedi, lo ha guardato dritto negli
occhi e gli ha fatto un tunnel, scavalcandolo. Co­me? Ha chiamato il club Massimo Palanca: «Voglio
abbonarmi, mandatemi tutto a Milano. E fate pre­sto». E quando qualcuno ha provato a capire il per­
ché di quel gesto, si è sentito rispondere: «Voglio l’abbonamento, la ricevuta... voglio tutto perché
mio figlio sappia, quando me ne andrò, che suo pa­pà tifava Catanzaro». L’abbonamento è arrivato in
tempo: Carlo è volato in cielo poche ore dopo la prima vittoria in campionato della «sua» squadra.
Qualcuno spiegherà a Francesco il significato di passione, di tifo vero e non violento. E gli dirà che
in una domenica di settembre il Catanzaro aveva il lutto al braccio nel nome di suo padre.


Dalla Gazzetta dello Sport del 20 Settembre.

2 commenti:

Unknown ha detto...

una storia molto commovente,da lacrime,anche perchè sono un papà,ciao Angelo.

Pedrito74 ha detto...

Questa storia mi ha ricordato anche quanto successo qualche mese fa:

http://www.youtube.com/watch?v=sqAdXE870vU

Storie di calcio di altri tempi...
Chapeau.